Museo Casa Enzo Ferrari – Modena
Obiettivi
Nel 2004 la Fondazione Casa Natale Enzo Ferrari, con il sostegno del Comune e della Provincia di Modena, della Camera di Commercio, di Ferrari SpA e dell’Automobile Club d'Italia, bandì un concorso di architettura a invito per ristrutturare la casa natale di Enzo Ferrari e per realizzarvi una galleria espositiva. La committenza aveva l'intento di creare un polo moderno, di riferimento per l'intera zona, che riuscisse a coniugare l’antico stile rurale della casa con la valorizzazione dell’aspetto tecnologico e dell'attenzione al progresso dell’uomo e della fabbrica che hanno segnato la storia della terra modenese. Il concorso fu vinto dallo studio londinese Future Systems, con un progetto firmato da Andrea Morgante e Jan Kaplický, titolare dello studio.
Progetto
L'idea dello studio Future Systems consisteva in un progetto innovativo che celebrava Enzo Ferrari unendo l’antico con il moderno e la tradizione con l’avanguardia, adempiendo pienamente a tutti i requisiti che la committenza aveva chiesto di raggiungere. La valorizzazione dell'antico, grazie al progetto di ristrutturazione e riqualificazione della casa-officina del padre di Ferrari, dialogava con la modernità grazie a un edificio espositivo estremamente avveniristico, affiancando in modo armonico due fabbricati con natura e storia estremamente diversa, lasciando che l'uno esaltasse l'altro.
Per il restauro conservativo della vecchia officina, dopo uno studio approfondito si decise di intervenire per riportarla all’aspetto che aveva nella seconda metà dell’800, eliminando elementi interni ed esterni aggiunti in epoche successive e mantenendo gli elementi tradizionali del fabbricato. Per il nuovo spazio espositivo di fronte alla casa invece vennero scelti materiali e forme di alta tecnologia, con una copertura gialla simile a un grande cofano, che ne è divenuta il simbolo, a sovrastare un open space caratterizzato da forme curve per richiamare le linee dell’abitacolo delle prime vetture sportive.
L'elemento del nuovo edificio che più dialoga con la vecchia officina è la facciata; questa infatti rappresentava uno degli elementi più complessi della progettazione e nasceva dall’idea della mano aperta che vuole proteggere l’antico, per valorizzarlo e presentarlo costantemente al visitatore anche dall’interno della galleria espositiva. Per far sì che i due edifici non fossero in contrasto, i progettisti decisero di mantenere esternamente un’altezza pari a quella dell’abitazione, andando a trovare lo spazio per la galleria espositiva scavando 4,5 m sotto il piano di campagna.
Interventi
La caratteristica principale e onnipresente del progetto, che rappresenta l'elemento caratterizzante dell'intero edificio è la curvilineità. Le forme tondeggianti infatti sono presenti in tutti gli elementi costruttivi, dalle forcelle a sostegno della struttura di facciata ai basamenti delle auto, ai varchi, ai lucernari, alle stesse pareti perimetrali.
Anche a livello costruttivo la linea curva ha rappresentato la parte più importante del progetto. Secondo la testimonianza dell’ingegner Fabio Camorani, che con Politecnica è stato il punto di riferimento italiano dello studio inglese partecipando alla progettazione preliminare, definitiva ed esecutiva dei lavori, la soluzione a cui si era inizialmente pensato per la realizzazione delle pareti curve era quella del calcestruzzo spruzzato. Questa soluzione mirava a garantire una continuità di effetto tra pavimento e parete ma durante i lavori l'impresa esecutrice propose di utilizzare i sistemi a secco; dopo un’attenta valutazione, si decise di adottare questa proposta che consentiva una maggiore rapidità di esecuzione, eliminando la necessità di ulteriori gettate di cemento a involucro completato.
Questo portò alla scelta di utilizzare il sistema curvo Knauf Knaufixy associato alle lastre Knauf in cemento fibrorinforzato Aquapanel, che permisero di creare strutture leggere dietro alle quali fu possibile far transitare i condotti di aerazione e ogni altro tipo di canalizzazione di servizio, portando a termine i lavori in tempi molto inferiori rispetto alla soluzione in calcestruzzo spruzzato.
La soluzione adottata ha inoltre conferito alla struttura una estrema resistenza, grazie alle lastre Knauf Aquapanel Outdoor, con rete di armatura sulle due superfici, utilizzate per ottenere un rivestimento durevole anche in un ambiente particolarmente aggressivo dal punto di vista igrotermico come quello in cui si trova questa struttura, sottoposta alle severe condizioni climatiche tipiche della pianura modenese.
L’adozione dei profili Knaufixy GK50, GK75 e T-Plan ha permesso di realizzare curvature su tutti e tre gli assi grazie alla loro possibilità di essere sagomati e di mantenere la forma senza bisogno di essere ulteriormente irrigidite con dime o viti di bloccaggio; una nota particolare hanno inoltre meritato gli applicatori che con esperienza e grande manualità hanno tagliato le lastre Aquapanel in dimensioni ad hoc, rendendo possibile ottenere la perfezione delle superfici curve che caratterizzano la galleria espositiva.
Il Museo Casa Enzo Ferrari è un capolavoro anche dal punto di vista impiantistico, esempio di perfetta integrazione tra la struttura dell’edificio e le reti dei sistemi necessari al benessere dei visitatori, presenti ma assolutamente invisibili, preservando così la linearità dell’insieme.
Il sistema di climatizzazione radiante a pavimento, alimentato da pompe di calore geotermiche, permette il perfetto controllo della temperatura dell'edificio sia in estate che in inverno, assicurando anche la sostenibilità ambientale e il risparmio energetico. Simili a prese d'aria nel cofano, i lucernari garantiscono il ricambio d’aria mentre i giunti dei teli di un rivestimento traslucido permettono la distribuzione dell’aria all'interno. Sono installati inoltre, in un’area esterna, pannelli solari termici e fotovoltaici per garantire rispettivamente la produzione dell’acqua calda e l’alimentazione energetica delle sale.
I sistemi a secco Knauf sono stati utilizzati per creare anche altri elementi dell'edificio tra cui pareti, contropareti e diversi tipi di soffitti a secco.
Per quanto riguarda quest'ultimi, sono stati realizzati soffitti su qualsiasi tipo di supporto, semplicemente realizzando prima un’adeguata struttura metallica (pendinata alla soletta esistente o autoportante) e poi fissando le lastre all’orditura, inserendo nell’intercapedine materiale isolante, ove necessario, oltre a eventuali condotte e passaggi per impianti elettrici, idrici o di ventilazione, realizzandoli a orditura metallica singola (D111) e a orditura metallica doppia (D112). Una nota particolare merita il controsoffitto autoportante D117, equivalente praticamente a una parete posata in orizzontale e costituito dalle orditure metalliche a “C” che si adoperano normalmente nelle pareti verticali. L’adozione di questa soluzione ha permesso di realizzare controsoffitti nei punti in cui era impossibile fissarsi a una soletta sovrastante, dando per di più una compartimentazione con maggior resistenza al fuoco.
Le pareti sono state realizzate con un'orditura metallica, collegata perimetralmente alla struttura portante e con uno o due strati di rivestimento da entrambi i lati. Il tipo e il numero delle lastre di rivestimento sono state scelte in funzione delle prestazioni richieste a ogni singola parete relativamente all'acustica, all'antincendio e alla statica. Sono state realizzate pareti secondo gli schemi Knauf W111, a singola orditura e singolo rivestimento, W112, con doppio rivestimento, e, nei punti in cui era necessario un maggiore isolamento acustico è stata usata la parete W115, a doppia orditura e doppio rivestimento per lato.
Nelle intercapedini delle pareti, oltre a installazioni impiantistiche elettriche e sanitarie, sono stati inseriti materiali isolanti per conferire migliori caratteristiche di isolamento termico/acustico e per la protezione dal fuoco
Infine sono state realizzate contropareti con struttura metallica autoportante e rivestimento in lastre di gesso rivestito Knauf GKB che rispondono allo schema Knauf W625. Anche in questa tipologia di intervento è stato possibile ottenere ottime prestazioni acustiche in funzione anche degli spessori isolanti inseriti nelle intercapedini.
RGR